Ernesto Spina

Ernesto Spina può definirsi il terzo autore dialettale in ordine cronologico. Tra i due poeti, il Vespasiani e lo Spina, si è più volte scritto, giustamente, che non poche sono le differenze, specie quelle che distinguono le loro produzioni “Più sentimentalmente poetico ed idealista del Vespasiani”, afferma lo storico Enrico Liburdi, “fabbro di metri armoniosi sul modello delle vicine canzoni dell’Abruzzo e del Napoletano; più semplice e popolareggiante, e forse più felice interprete della schiettezza rude del lupo di mare, lo Spina, che si fa sempre notare nel quadretto d’ambiente e nell’indovinato motto di spirito pervaso ognora da una vena di pacata umanità”. Ernesto Spina nacque a S. Benedetto del Tronto il 27 gennaio 1878 e qui si spense il 24 novembre 1959. Trascorso il periodo dei suoi studi con il quale giunse a conseguire il diploma di licenza elementare superiore, a venti anni vinse un concorso che gli permise di entrare nell’Ufficio Postale di Ancona, da cui venne in seguito trasferito in quello di Ascoli Piceno, e da lì, infine, a S. Benedetto. Negli anni del regime dovette, però, dimettersi dall’impiego statale perché rifiutatosi di iscriversi al partito fascista. Riuscì comunque a trovare lavoro presso una ditta privata, la S.A.P.R.I., presso cui rimase per un decennio. Nel 1903 si era sposato con Lucia Caselli. E proprio agli anni che seguirono il suo matrimonio vanno fatti risalire primi suoi componimenti poetici in dialetto sambenedettese, alcuni dei quali furono da lui pubblicati nell’esile silloge dell’esordio, “Lu mare nustre”, del 1912, che venne ripresentata al pubblico cittadino, dato il successo da essa riscosso, in una ristampa ampliata sette anni più tardi (1919). 

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