Ernesto spina- biografia completa

Da allora e per più di un quarantennio si sarebbe dedicato alla scrittura dialettale, oltre che a quella in lingua, pubblicando successivamente le opere “Folklore sambenedettese” (1913), “ Usi e costumi popolari sambenedettesi scomparsi” (1943), “Pè Sammenedette vì!”(1949), “Na ‘mbrize de Curaje” (1954), “Bozzetti Marinareschi” (1956) e l’ultima, data alle stampe l’anno della sua morte, “Mare…..” (1959). Lo Spina era solito non soltanto dedicarle, ma versare l’incasso ottenuto dalla loro vendita all’Istituto sambenedettese “S. Gemma Galgani”, che era stato fondato dall’amico, ingegnere e sacerdote, Don Vittorio Massetti al fine di salvare dalla miseria e dalla strada bambini poveri e abbandonati. Appassionato di teatro, istituì, insieme ad alcuni amici, una “Filodrammatica” locale che mise in scena, fra gli altri, alcuni suoi lavori. Lo Spina fu autore di brillanti commedie che vennero rappresentate con grande successo e non solo entro i confini cittadini. Del 1912 è la commedia dialettale in tre atti, “Jere destenate!” l’unica ed essere da lui scritta in Sambenedettese. Tutte le altre sono in lingua e, precisamente, in ordine cronologico sono: “Il segreto di Frigène” (1940), fiaba in tre atti musicata del maestro Attilio Bruni; “Quando l’amore punge” (1940), operetta in tre atti musicata dal maestro Eraldo Grati; “La Sfollata!” (1944), dramma in tre atti; “L’Affittacamere” (1944), commedia brillante in un atto. Tra tutte quella che riscosse maggior successo fu l’operetta “Quando l’amore punge”, rappresentata anche nella Capitale. Ricordiamo anche lo Spina autore di testi poetici dialettali che vennero musicati e che parteciparono con successo a innumerevoli concorsi, tra i quali quello del 1930 a Porto S. Giorgio in cui la sua canzone “Lu spavalde” vinse il primo premio, quello del 1932 ad Ascoli Piceno (terzo premio con “Lu saldarelle dispettose!”), quello del 1940 a Macerata (terzo premio con “Cante a ‘lu vinte”) e, infine quelli di S. Benedetto del Tronto, del 1946 edel 1948 (secondo e terzo, rispettivamente, con “Lu vassalace!” e “So bbelle prasà!”). Ciò che è stato detto riguardo al suo teatro, e cioè che in alcuni casi esso vacillò i confini cittadini, può essere esteso anche a qualche canzone. In particolar modo per “Nuttate de lune”, alle cui note e parole molti sambenedettesi ancora oggi legano i loro più cari ricordi. 

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